Farsa etnica e favola filosofica, Albina è il racconto indiavolato di fatti meravigliosi e terrificanti avviluppato intorno a uno scontro titanico e barbarico fra “buoni” e “cattivi” dove il bene finisce con il trionfare. I sortilegi si possono sconfiggere, dice lo scrittore.
La Jaiba (il granchio), gobba e zoppa, che vive in un povero villaggio del Cile, si prende cura della smemorata Albina della quale esibisce le carni ponderose e pallidissime nel suo locale. Minacciate dal perfido poliziotto Pata di Lomo, le due donne fuggono lontano e si stabiliscono a Camina, villaggio fatato i cui abitanti destinati all’immortalità, hanno perso il gusto di vivere. Le esibizioni di Albina e gli intrugli della Jaiba scacciano la malinconia, e soprattutto salvano dal suicidio il nano Amado, che si mette subito al loro servizio. Al contempo la Jaiba si rende conto che, nelle notti di luna piena, Albina si trasforma in cagna in calore che porta gli uomini alla pazzia facendo loro assumere sembianze canine. Per curarla da questo “male” le due donne e il nano Amado affrontano nuovi tormentati viaggi per foreste, deserti e gole montane, inseguite dal solito Pata di Lomo e dagli uomini-cani. Si tratta di un vero e proprio viaggio iniziatico in cui Albina prende via via coscienza della propria origine magica e si prepara a tornare alle galassie originarie cui appartiene. L’amore del nano Amado trasforma la storpia Jaiba in una donna bellissima.